Luoghi minerari ed archeologie culturali: temi e strumenti per il progetto di paesaggio, di TessaMatteini
This paper intends to investigate the network of historical, cultural and operational relationships between mining places and landscape project, aiming to explore the different dimensions of these interactions and trying to understand their evolution in space and time, specifically referring to the landscape architect’s “look” and professional approach. In the first part of the contribution, an historical and geographical excursus focuses on a wide range of topics and tools featuring the redesign of post-mining landscapes and highlighting the “change of the look” (in order to recover and communicate the “thickening” of their cultural archaeologies), and constitutes a necessary introduction to a significant and specific case: the “inventive conservation” of the former lignite mine basin near Cavriglia, following the outcome of a landscape design competition, promoted in 2009 by the municipality, in synergy with the other local administrations.
Keywords: landscape, project, archaeology, post-mining, Cavriglia
Il saggio ha inteso analizzare la trama di connessioni storiche, culturali ed operative esistenti tra luoghi minerari e progetto di paesaggio, con l’obiettivo di esplorare le diverse dimensioni di queste relazioni e seguirne l’evoluzione nello spazio e nel tempo, attraverso uno dei numerosi percorsi possibili, quello legato allo “sguardo” e alla pratica professionale del paesaggista. L’evidenziazione di temi e strumenti funzionali alla riconfigurazione dei paesaggi minerari e alla riscoperta e comunicazione delle archeologie culturali che li abitano, attraverso un excursus storico e geografico, ha costituito la necessaria premessa per una indagine sulla realtà locale di Cavriglia e sulla vicenda del concorso di idee promosso nel 2009 dalla amministrazione comunale, in sinergia con la Regione Toscana, per la riqualificazione paesaggistica dell’antico bacino minerario di Santa Barbara.
Parole chiave: paesaggio, progetto, archeologia, post-minerario, Cavriglia
La trasformazione dello spazio attraverso lo sfruttamento minerario: l’estrazione delle scorie ferrose di Populonia, di Angela Quattrucci
The study traces the history of mining of iron slag Baratti-Populonia in ’900. An ancient metallurgical site where it was worked the vein of iron of the Elba island, which in the twentieth century becomes itself a mine due to the presence of the ancient iron slag, whose extraction allowed to discover the traces of the Etruscan necropolis and the district with manufacturing function and residential building, until then covered by the waste. The relationship between the singular mining and transformation of that territory, which in this case is also a cultural space, shows a landscape full of symbolic values, permeated by ancient civilizations that have passed that place a high specificity. And inspires by the research of those identity characters permanent, in this case the typical production, which characterize a space anthropic and form a wealth of strong values. In this scenery, and in the light of the political, legal – the mining law of 1927 and the dispute over the legal status of the mineral – and economic events, crossed in our country, the contribution reconstructs the history of the management of the industrial activity, the relationships between the different organizations, institutions, companies and private owners of the land affected by the mineral deposit, the construction of the mining village, infrastructure, machinery.
Keywords: Baratti-Populonia, iron slag, mining sites, landscapes of production
Lo studio ripercorre le vicende dello sfruttamento minerario delle scorie ferrose di Baratti- Populonia nel ’900. Un antico sito metallurgico dove si lavorava la vena di ferro dell’isola d’Elba, che nel XX secolo diviene esso stesso miniera per la presenza di quelle antiche scorie ferrose, la cui estrazione permise di scoprire le tracce dell’insediamento etrusco, la necropoli ed il quartiere con funzione manifatturiera ed abitativa, fino ad allora ricoperti dalle scorie stesse. Il rapporto fra il singolare sfruttamento minerario e la trasformazione di quel territorio, che nella fattispecie è anche uno spazio culturale, evidenzia un paesaggio carico di valori simbolici, permeato da antiche civiltà che hanno tramandato a quel luogo una forte specificità. Ed ispira la ricerca di quei caratteri identitari permanenti, in questo caso la tipicità produttiva, che caratterizzano uno spazio antropico e formano un patrimonio di valori forti. In questo scenario, ed alla luce degli eventi politici, giuridici – la legge sulle miniere del 1927 e la disputa sulla natura giuridica di quel minerale – ed economici, che attraversarono il nostro paese, il contributo ricostruisce la storia della gestione di quella attività industriale, i rapporti fra i diversi enti, istituzioni, società e privati proprietari dei terreni interessati dal giacimento, la costruzione del villaggio minerario, le infrastrutture, i macchinari.
Parole chiave: Baratti-Populonia, scorie ferrose, siti minerari, paesaggi della produzione
Saper dire, saper fare, saper vivere: frammenti storici di antropologia mineraria, di Paola Atzeni
An experimental and thoughtful ethnographic research reveals various historical protagonists of the mining world, through different documentary sources: the Masters of the Mountain, anthropological figures representing logos (thought) in a Sardinian-Pisan-Aragonese medieval city statute; modern engineers who elaborate and provide measurements in the Bedaux system (a variant of Taylorism, characterised by disciplinary technologies) representing ergon (work), and working men and women as scattered figures representing pathos (suffering); in industrial democracy “good miners”, widespread figures who take care of bios (life): they take care of themselves and others in making the working space and time vital. In the contemporary post-industrial period older miners appear, representing a new bios: they work in the abandoned site of the Serbariu Great Mine in Carbonia to revitalise it, culturally emerging as representatives of those who know what to say, what to do and how to live, with important operational mutations on a social, spatial and time scale, inventing new forms of life which last in time for places and people.
Keywords: mining anthropology, miner, “ethos”
Con una etnografia sperimentale e riflessiva, attraverso diverse fonti documentarie, emergono varie figurazioni storiche dell’umano minerario: i Maestri del Monte, figure antropologiche del logos in uno statuto comunale medioevale sardo-pisano-aragonese; i moderni ingegneri elaboratori e misuratori dei cottimi bedaux (variante del taylorismo caratterizzata da tecnologie disciplinari) come figure dell’ergon, ed insieme lavoratori e lavoratrici come sparse figure del pathos; nella democrazia industriale i “bravi minatori” diffuse figure di cura del bios: come cura di sé e degli altri nel rendere vitale lo spazio ed il tempo lavorativo. Nel contemporaneo postindustriale appaiono gli anziani minatori come figure di nuovo bios che, all’opera nel sito dismesso della Grande miniera di Serbariu a Carbonia per rivitalizzarla, si riconfigurano culturalmente come agenti di ‘saper dire’, ‘saper fare’, ‘saper vivere’, con importanti mutazioni operative di scala sociale, spaziale, temporale, per inventare nuove forme di vita durevole nel tempo per i luoghi e per le persone.
Parole chiave: antropologia mineraria, minatore, ethos
Archeologia del lavoro: la salute dei lavoratori in Italia attraverso immagini simbolo dell’’800 e ’900, di Alberto Baldasseroni e Francesco Carnevale
The article deals with the theme of “archeology of work” in terms of health risks faced by workers in different eras, to date, as a complement to the study of the remnants of industrial production. Identified ten main themes, it describes the history, highlighting the most important points from the point of view of the changes that took place.The importance of each of the topics has imposed a specific examination. The discussion of each of the themes is accompanied by one or more images that can be read as a link between industrial archeology and archeology of the work, materializing in a sense, workers and their sufferings.The following chapters were discussed: Bernardino Ramazzini; Industrial accidents; institutions to protect workers, the age of the AlpineTunnels, poisoning by phosphorus, lead and mercury, silicosis and other lung diseases; vibrating tools, the production of viscose, asbestos; shoemakers’ diseases due to solvents.
Keywords: archaeology of work, worker’s health, accidents, Italy
Nel contributo viene affrontato il tema dell’“archeologia del lavoro” dal punto di vista dei rischi per la salute affrontati dai lavoratori nelle diverse epoche fino ad oggi, in modo complementare allo studio dell’archeologia industriale delle vestigia della produzione. Individuati dieci temi salienti, ne viene descritta la storia, sottolineandone i punti più importanti dal punto di vista delle trasformazioni intervenute. L’importanza di ognuno degli argomenti affrontati ha imposto una trattazione specifica. La trattazione di ognuno dei temi è accompagnata da una o più immagini che possono essere lette come trait d’union fra archeologia industriale e archeologia del lavoro, materializzando, in un certo senso, i lavoratori e le loro sofferenze. Sono stati affrontati i seguenti capitoli: Bernardino Ramazzini; gli infortuni; le istituzioni a tutela dei lavoratori; l’epoca dei trafori alpini; gli avvelenamenti da fosforo, piombo e mercurio; la silicosi e le altre malattie polmonari; gli strumenti vibranti; la produzione della viscosa; l’amianto; le polineuropatie dei calzaturieri.
Parole chiave: archeologia del lavoro, salute dei lavoratori, infortuni, Italia
Gli archivi di impresa in Toscana dagli anni ’90 ad oggi, di Renato Delfiol
The spreading of the data on the enterprise archives, in Tuscany as in the whole Italy, is nowadays entrusted to some on-line search-tools: the system Siusa (http://siusa.archivi.beniculturali.it/) and the Portal of the archives of Enterprise <http://www.imprese.san.beniculturali.it/web/ imprese/home> where people interested in can find news on the archives known from the Archival Administration, with data on current property, place of conservation and consistency. Records are now updated digitally and so they are quite different from the surveys published on the classical repertoires. This paper reviews the archives known for the extractive-mining sector that in Tuscany belongs to different areas: Alpi Apuane, Alto Valdarno, Val di Cecina, CollineMetallifere, Monte Amiata. In particular this study gives information on: relevance of each archive in terms of restrictions of historical interest, tools for research, correlated sources and current events recorded in the same archives.
Keywords: historical on-line search, business archives, mining
La divulgazione dei dati sugli archivi d’impresa, sia in Toscana che nel resto d’Italia è ora affidata a strumenti di ricerca on-line: il sistema Siusa <http://siusa.archivi.beniculturali.it/> e il Portale degli archivi d’Impresa <http://www.imprese.san.beniculturali.it/web/imprese/home> dove gli interessati possono trovare notizie sugli archivi conosciuti dalla Amministrazione Archivistica, con dati sulla proprietà attuale, il luogo di conservazione e la consistenza. Su questi strumenti ormai vengono aggiornati i dati, che sono molto variati rispetto ai censimenti cartacei quali quello della Toscana del 1982. L’articolo passa in rassegna gli archivi conosciuti per il settore estrattivo-minerario che in Toscana appartengono ad aree differenziate: Alpi Apuane, Alto Valdarno, Val di Cecina, CollineMetallifere, Monte Amiata. Su questi archivi vengono date notizie relative alla presenza di vincoli di interesse storico, strumenti di corredo, fonti correlate e vicende attuali.
Parole chiave: ricerca on-line; portale imprese, archivi d’impresa; miniere
Le vasche di trachite nell’Amiata occidentale e l’archeometallurgia, di Elisa Pruno
This paper seeks to discuss the principal key-assumptions concerning the function and history of the tanks in trachyte found in large numbers on the Monte Amiata.
Keywords: archeology of production, metallurgy, quarrying
Da molti anni si dibatte sul rinvenimento in molte parti dell’Amiata di vasche in trachite, di dimensioni e foggia differenti. Si tratta di manufatti molto semplici da realizzare e di ampia diacronia, la cui problematicità sta nell’ipotizzarne una funzione. In questo breve saggio si cercherà di discutere le principali ipotesi al riguardo e di proporre alcune interpretazioni possibili.
Parole chiave: archeologia della produzione, metallurgia, estrazione della pietra
I miscelatori da malta nel cantiere edile medievale, di Marie-Ange Causarano
In recent years, the archaeological finds of mortar mixer (both manual and mechanical) have added new data to the studies on lime production and, more generally, to the understanding of the complex production cycle steps involved in medieval building activities. Of particular importance are the “mechanical” mortar mixers known from sites in central Europe (Switzerland, Austria, Germany), England, France and Italy, dating between the end of 8th century and the first half 11th century. Their use is commonly related to the construction of religious buildings and of palaces. From the end of the 10th century we also find them in castles. In many cases, the distribution of mortar mixers is connected with the movement of itinerant specialized workers. The organizational and planning skills of these groups allowed them to optimize the producion of lime by introducing what can be seen as a “mechanization” of the process. The paper discusses these production processes in the light of recent evidences fromTuscany.
Keywords: mortar mixer, medieval building tecnology, skilled workers
Negli ultimi anni, i rinvenimenti archeologici di miscelatori (manuali e meccanici) per la produzione della malta hanno permesso l’acquisizione di nuovi dati per lo studio della produzione della calce e, più in generale, per l’analisi delle dinamiche legate ai numerosi passaggi del ciclo produttivo nell’attività edilizia medievale. Particolare rilievo assumono le macchine miscelatrici, attestate in Europa centrale (Svizzera, Austria, Germania), in Inghilterra, Francia e Italia tra il tardo VIII e la prima metà dell’XI secolo. L’impiego di tali macchinari è concentrato nei cantieri di complessi religiosi e palazzi; a partire dalla fine del X secolo, anche nei castelli. La loro diffusione è, in molti casi, collegabile alla circolazione di maestranze itineranti specializzate, con capacità progettuali e organizzative tali da ottimizzare le operazioni di produzione della calce in un’ottica di “meccanizzazione” del processo. L’articolo intende analizzare tali processi produttivi alla luce dei recenti rinvenimenti di macchine miscelatrici di malta in Toscana.
Parole chiave: miscelatori di malta, tecniche costruttive medievali, maestranze specializzate.